Inner game, o “dialogo interiore”, è un termine coniato dall’allenatore di tennis Timothy Gallwey nel 1974. Si tratta di uno dei principali temi del coaching, perché è proprio dal “gioco interiore” che si sviluppano i concetti di performance, motivazione e miglioramento costante. Imparare a controllare l’inner game ti permette di superare ostacoli e raggiungere determinati obiettivi.
Quale avversario fai vincere sul tuo ring interiore?
Un antico detto Cherokee racconta che una sera un anziano capo tribù parlò al nipote della battaglia più ardua da combattere. Gli disse: “Figlio mio, la battaglia è fra due lupi che vivono dentro di noi. Uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità. L’altro è felicità, amore, speranza, serenità, gentilezza, generosità, verità, compassione”. Il piccolo pensò un attimo, poi chiese: “Quale lupo vince?” L’anziano capo Cherokee rispose: “Quello a cui dai da mangiare”.
Il concetto da cui parte la teoria dell’inner game è che il primo avversario che devi affrontare è proprio quello che abita nella tua mente e spesso si dimostra molto più forte di quello che ti trovi di fronte. Questo insidioso avversario comunica tramite il dialogo interno – il “self talk”— che rappresenta tutto ciò che dici a te stesso.
Il dialogo interno influisce sulla qualità della nostra giornata e può avere un enorme impatto sulle nostre prestazioni.
Cosa si intende per “prestazione”?
Prendiamo come riferimento il mondo sportivo.
Sul concetto di prestazione abbiamo due posizioni opposte tra loro: da una parte c’è quella di Vincent Lombardi e, dall’altra, quella di Pierre De Coubertin.
Vincent Thomas “Vince” Lombardi è stato un allenatore di football americano statunitense vincitore di due Super Bowl consecutivi nel 1966 e nel 1967. Più che per i suoi meriti sportivi, divenne famoso per una delle sue dichiarazioni:
“Se la vittoria non è tutto, perché si tiene il conteggio dei punti?”
Vincent Lombardi
Secondo questa posizione, il risultato è l’unica cosa che conta. Non l’impegno, non la qualità del gioco, ma la vittoria o la sconfitta finale che derivano dalla prestazione.
Sul fronte opposto troviamo il famoso Pierre de Coubertin, pedagogista e storico francese, noto a tutti per essere stato il fondatore dei moderni Giochi Olimpici e conosciuto per la massima:
“L’importante non è vincere, ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria, ma la certezza di essersi battuti bene”.
Pierre de Coubertin
La prestazione è fortemente influenzata dall’inner game. Più precisamente, è fondamentale imparare a gestire il dialogo interno negativo, dando spazio invece a quello positivo.
Come si indirizza il dialogo interno negativo verso dinamiche positive?
Come si manifesta il dialogo interno negativo? Come si può indirizzare verso dinamiche positive?
Le tre principali modalità attraverso le quali si manifesta il dialogo interno negativo sono:
- Rimproveri (“Ho di nuovo sbagliato!”, “Sono un incapace!”, “Non riesco a fare niente.”)
- Messaggi demotivanti (“Non ce la farò mai!”, “E’ troppo dura per me.”, “Ho sempre fallito in questo.”)
- Scuse (“Non farò in tempo!”, “Non ne ho voglia.”, “Lo faccio domani.”)
Per trasformare questo dialogo in motivazione positiva è importante:
- Riconoscere che cosa ci si sta dicendo
- Riconoscere in che modo lo si sta facendo
- Modificare i messaggi negativi, sostituendoli con contenuti positivi.
Parlando meglio a sé stessi con messaggi positivi e incoraggianti è più semplice assumere decisioni funzionali e comportamenti produttivi, che si traducono di conseguenza in risultati concreti. Il dialogo interno positivo è un prezioso alleato per rimanere concentrati sul compito in atto, controllare le disattenzioni e governare al meglio i propri stati emozionali.
Per approfondire questo argomento, ti consiglio di consultare i contenuti sulla motivazione personale e sulla leadership.
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Ciao, a presto!
Costantino