I nostri pensieri creano la nostra realtà. I nostri pensieri sono formati dalle nostre convinzioni, che possono limitarci e bloccare la nostra crescita oppure possono espanderci e portarci allo sviluppo e alla nostra realizzazione personale. Gran parte della nostra vita dipende dalle nostre convinzioni, le quali determinano il nostro stato d’animo, le nostre aspettative e i nostri comportamenti.
Le convinzioni forniscono la certezza di una realtà, influenzando e, a volte, guidando il nostro punto di vista. Forniscono anche la motivazione verso scelte e la possibilità di attuazione o viceversa verso l’inazione.
Ognuno di noi ha delle convinzioni che hanno a che fare con ciò che riteniamo essere possibile o meno. Abbiamo convinzioni che riguardano noi stessi, il nostro futuro, le nostre capacità, le capacità di coloro che ci circondano. Abbiamo convinzioni che riguardano l’intero mondo in cui viviamo.
Queste convinzioni possono essere frutto di esperienze proprie oppure possono essere generate da influenze esterne, come amici, genitori, insegnanti e media.
Siamo bombardati da miliardi di informazioni che provengono dalla famiglia, dagli amici, dagli insegnanti e dalla società tutta, e che riguardano cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia possibile o meno.
Queste informazioni si cristallizzano nella nostra mente, creando la nostra mappa mentale, ovvero la nostra personalissima rappresentazione del mondo. I confini di questo mondo sono delineati, appunto, dalle nostre convinzioni.
Il secondo modo in cui creiamo le nostre convinzioni è l’esperienza.
Una volta vissuta un’esperienza, in maniera diretta o indiretta, tendiamo a generalizzare l’insegnamento che ne abbiamo tratto e a estenderlo a tutte le nostre esperienze future.
Quando poi le convinzioni riguardano non il mondo esterno a noi, ma noi stessi, sono importantissime, e lasciarle al caso è una scelta poco intelligente.
Le convinzioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita, perché è grazie a esse che attiviamo capacità e comportamenti. Se siamo convinti che una cosa si possa fare ci attiviamo di conseguenza, se invece siamo convinti del contrario, eviteremo di agire.
Quindi se siamo convinti di avere qualche possibilità di raggiungere un determinato obiettivo agiremo in quel senso, altrimenti rinunceremo a priori.
Può davvero esistere una convinzione giusta o una convinzione sbagliata? Vera o non vera?
In realtà no. Una convinzione è solo una convinzione e la realtà individuale ruota intorno a quella credenza, qualsiasi essa sia. Non esiste la realtà assoluta, esiste la realtà individuale a seconda della propria convinzione. Esistono poi credenze collettive che ne rafforzano il concetto di realtà, ma si tratta sempre di credenze. Esse sono più o meno forti a seconda del numero di persone o dell’influenza dei sistemi che danno forza a quella credenza.
Essere consapevoli delle nostre convinzioni e dei loro effetti sul nostro modo di agire ci aiuta ad essere più efficaci, presenti e a raggiungere più velocemente i traguardi che desideriamo.
Spesso i momenti di crisi, nello sport come in ambito professionale, sono il risultato della mancanza di chiarezza nei valori e nelle convinzioni in merito a ciò che è importante.
Le convinzioni possono essere potenzianti o limitanti.
Potenzianti perché permettono di vivere scelte utili al raggiungimento di mete della vita, limitanti perché limitano gli obiettivi o desideri che si possono avere.
Una convinzione limitante è tale quando limita le nostre potenzialità.
Fondamentalmente trasmette un messaggio negativo.
Fanno parte del gruppo di convinzioni limitanti, ad esempio, pensieri del tipo “ho un metabolismo lento e ingrasso qualsiasi cosa mangio” creando l’auto giustificazione dell’inutilità di rispettare un regime dietetico adeguato (“visto che ingrasso comunque , tanto vale mangiare alimenti di cui sono più goloso”).
Un’altra credenza tipica delle persone sedentarie può essere “sono pigro per cui non riesco ad andare a correre” salvo poi scoprire che a correre quella persona non ci è mai andata in vita sua. Com’è possibile affermare che non si riesce a fare una cosa se non si è mai provato a farla?
Una convinzione potenziante è tale quando favorisce la piena espressione del proprio potenziale. Trasmette un messaggio positivo.
Riprendendo gli esempi delle righe precedenti, chi è sorretto da convinzioni potenzianti esprime pensieri tipo “iniziando una regolare attività fisica posso riattivare il mio metabolismo facilmente e ottenere il peso forma che desidero” e ancora “ il movimento fisico fa bene ed è divertente”
Come passare da convinzioni limitanti a potenzianti ? Il primo passo è la presa di coscienza.
Una delle frasi più famose di John Kirwan, celebre coach di rugby è:
“Essere consapevole delle proprie debolezze è un punto di forza”.
Il secondo passo è l’azione.
Questo passaggio può essere facilitato dalla lettura di una splendida frase di Winston Churchill:
“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà”.
Ogni persona osserva gli eventi attraverso qualche forma di cornice mentale, quasi fossero delle finestre sul mondo. Una cornice non è altro che la lente psicologica attraverso la quale osserviamo gli accadimenti, il contesto entro cui giudichiamo una situazione.
Differentemente da Churchill, chi utilizza la lente psicologica del tipo cornice – problema tende a sviluppare un’attitudine mentale regolata da domande come:
- Perché potrò fallire?
- Cosa potrei sbagliare?
- Di chi era la colpa?
- In quanti modi le cose potrebbero non funzionare?
Sviluppare la capacità di re-incorniciare, in modo utile, potenziante e non limitante, significa valutare gli eventi che ci accadono nel modo più efficace, trovando un’interpretazione che si adatti alla situazione e che generi in noi la capacità di espandere le nostre possibilità e opportunità.
Una situazione in un primo momento etichettata come problematica dopo essere reincorniciata poterebbe rivelare inaspettate occasioni di crescita.
Si pensi, ad esempio, all’insegnamento che nello sport si può trarre da una sconfitta.
Questo non significa interpretare tutto quello che ci accade in modo positivo ignorando eventuali problemi. Al contrario, significa osservare la realtà da un filtro che ci stimoli a intraprendere le azioni più appropriate, per risolvere i problemi nel modo più efficace possibile.
Una delle tecniche più utilizzate nello sport è quella dell’allargamento della cornice temporale.
Allargare la dimensione della cornice includendo di volta in volta più informazioni cambia il significato. Come esempio si pensi allo sportivo che, giudicando solo l’ultimo allenamento non andato bene, estende il giudizio di negatività a tutta la stagione agonistica. Sarà sufficiente utilizzare questa tecnica per renderlo consapevole che se su un totale di 108 allenamenti (tre sessioni settimanali in nove mesi) uno, uno solo, è andato male, per questo non sarà da buttare tutta la stagione sportiva (ovvero gli altri 107 allenamenti).